Una scalata verso il successo
Dopo un anno di causa in sede penale, riuscii a vincere inaspettatamente il processo contro un agguerrito pool di colleghi che difendevano il medico imputato. La notizia andò sui giornali e, da quel momento, iniziarono ad arrivarmi uno dopo l’altro altri casi di malasanità, tutti con esiti positivi per mia fortuna. Ero uscito dal limbo. Ero diventato finalmente un avvocato vero e con uno studio sempre più organizzato. Mi innamorai del diritto penale. Fui coinvolto in tanti processi di rilievo. Ero diventato finalmente sereno investendo saggiamente gran parte dei miei guadagni nel mio studio. Dopo circa sette anni di onorata carriera, decisi di iscrivermi all’AIAF (Associazione Avvocati per la famiglia e i minori), associazione grazie alla quale iniziai ad amare il diritto di famiglia e delle persone.
Da quel momento non c’è stato convegno o seminario in Italia che io non abbia seguito. Non so quanto avrò speso in viaggi per aggiornarmi continuamente e per conoscere di persona tanti mostri sacri del diritto di famiglia e minorile. Questi sacrifici, queste continue trasferte, furono fondamentali per la mia formazione professionale. Stavo costruendo l’occasione per vivere di luce mia e non più di luce riflessa di mio padre. Stavo costruendo me stesso con le mie sole forze, senza aiuti e senza eredità forensi. Ormai ero diventato (e sarò sempre) un penalista prestato al diritto di famiglia. La mia formazione in diritto penale è stata determinante per la mia carriera perché sostengo che i penalisti siano sicuramente gli avvocati più poliedrici e quelli più capaci, per forma mentis, a muoversi nei meandri del diritto. E così i consulenti che mi avevano aiutato in una causa di omicidio erano gli stessi di una causa di separazione o divorzio o di un processo penale per reati familiari. Capii che tante separazioni giudiziali sono accompagnate da processi penali per reati intrafamiliari. Potevo quindi continuare la mia professione forense in modo completo, come piaceva a me. Mi sono quindi sentito una sorta di avvocato matrimonialista particolare che poteva cimentarsi su ogni e qualunque questione familiare o minorile, sia in sede civile che penale. Questa è stata la mia grande fortuna che ho costruito negli anni. Nel luglio 2007 mi dimisi dall’AIAF e fondai con un nutrito gruppo di avvocati l’AMI, l’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani. Tale scelta derivò dall’ansia di creare un nuovo soggetto associativo che avesse una vocazione multidisciplinare e che fosse attento alle istanze della gente. All’inizio nessuno credeva nell’AMI. Sembrava un’avventura senza ritorno. Anche tra noi soci serpeggiava un pericoloso pessimismo. Poi l’AMI creò sedi dalle Alpi alla Sicilia iniziando un percorso a dir poco trionfale che è sotto gli occhi di tutti, portando avanti con grande ardore il proprio credo associativo. gegnicoletti-gassani-gian-ettoreLa nostra era ed è un’associazione di denuncia e di proposte concrete di riqualificazione del diritto di famiglia e delle persone. La sua neutralità rispetto alla politica è stata provvidenziale. Ciò ha stuzzicato la curiosità di tutti i mass media nazionali, venendo a crearsi un’esposizione mass-mediatica attorno a noi mai riservata prima a nessun’altra associazione forense del nostro Paese.